Don Chisciotte, sognator de’ sognatori, impavido cavaliere errante, gravemente affetto da visioni e patologiche incapacità di distinzione fra reale e finzione, torna sulla scena, torna nel teatro, luogo d’eccellenza dell’indistinzione realtà/finzione, tra bauli, libri numerosi e polverosi, ed armi ed armature antique. Tra avventurose avventure, e peripezie peripeziose, modellate sull’esempio degli antichi cavalieri, degli antichi amori, degli antichi valori e delle antiche virtù, il vecchio Don, accompagnato dal sempre fedele Sancho (che in questa rappresentazione addirittura diventa unico e triplice, a rappresentare chiunque, seguendo i “Grandi”, segua i loro grandi sogni), il nostro vecchio Don insomma parte, tentando di portare un po’ d’ordine nel mondo, portare un po’ degli alti valori che sogna. Naturalmente ottenendo non uno, ma molteplici storici fiaschi: qui il rammarico dell’eroe, qui il diletto dello spettatore.